Una commissione di dieci teologi, a febbraio 1616, conclude che la teoria copernicana è contraria alle Scritture.
Il 25 febbraio 1616 Papa Paolo V decide che i teologi hanno ragione e ordina a Bellarmino di convocare Galileo e ammonirlo ad abbandonare le due proposizioni condannate.
Fino a quel momento, nessuno aveva mai dichiarato eretiche le tesi copernicane. Ma da adesso in poi, lo diventavano, sicché Galileo andava ammonito a abbandonarle. Se Galileo avesse rifiutato di sottomettersi all’ammonizione, il Commissario dell’Inquisizione Segizzi, “dinanzi a notaio e testimoni”, avrebbe dovuto ingiungergli (“faciat illi praeceptum”) di astenersi completamente dall’insegnare, difendere o trattare quelle dottrine e opinioni («ut omnino abstineat huiusmodi doctrinam et opinionem docere aut defendere, seu de ea tractare »), pena il carcere.
Insomma, l’incarico dato a Bellarmino dal Papa è molto preciso. Il cardinale doveva 1) convocare Galileo, informarlo della decisione della Congregazione e ammonirlo ad abbandonare le tesi condannate; 2) se Galileo avesse rifiutato, allora, e solo allora, non più Bellarmino, ma il commissario del Sant’Uffizio, alla presenza di un notaio e di testimoni, avrebbe dovuto fargli formale precetto (cioè un vero ordine) di abbandonare detta dottrina e di non insegnarla, difenderla né trattarla; 3) se Galileo si fosse rifiutato ancora una volta di obbedire, sarebbe stato imprigionato.
Ma naturalmente, nessuno pensava che Galileo si sarebbe ribellato.
Il testo successivo nel fascicolo è datato 26 febbraio 1616, e sarebbe poco definirlo eccezionale. E’ il documento di gran lunga più famoso e importante di tutto il processo. A redigerlo è un notaio, non nominato, che non lo sottoscrive. Riferisce che nella residenza di Bellarmino, alla presenza del commissario Segizzi, Galileo si presentò regolarmente. Galileo venne ammonito circa la erroneità della opinione copernicana e invitato ad abbandonarla. Il testo poi continua così:
"e poi immediatamente (successive ac incontinenti), in presenza mia ecc. e dei testimoni ecc., presente anche il sopramenzionato illustrissimo cardinale, il suddetto Padre commissario fece precetto ed ordinò a Galileo, nel nome del Santo Padre il Papa e di tutta la Congregazione del Sant’Uffizio, di abbandonare completamente la sopradetta opinione, che il sole sia il centro del mondo e sia immobile e la terra si muova, e inoltre di non tenerla, insegnarla e difenderla in qualsiasi modo (quovis modo), a parole o per iscritto; altrimenti, si sarebbe proceduto contro di lui nel Sant’Uffizio. A detto precetto Galileo fece acquiescenza e promise di adeguarsi".
Segue l’indicazione di due testimoni (definiti “familiari del cardinale”). Non vi è alcuna firma o autentica notarile, e di fatto non è menzionata la presenza di un notaio; né è presente la firma di nessuno, nemmeno di Galileo.
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