C’erano una volta due regine, una molto potente, una un po’ meno, che si odiavano. E c’era anche una delle prime e più grandi spie di tutti i tempi, che lavorava febbrilmente per la più potente delle due regine. Gli ingredienti della tragedia di Maria Stuarda, la celebre  regina di Scozia, sono tutti qua. L'antefatto però è un po' lungo
Di Maria Stuarda si parla spesso, ma è un personaggio tutto sommato poco conosciuto (almeno, tra chi non fa lo storico di professione). Era figlia di re Giacomo V di Scozia e di Maria di Guisa, sorella del duca di Guisa e del cardinale di Lorena (due degli uomini più potenti di Francia, anzi probabilmente i più potenti di tutti, re di Francia incluso); la madre ebbe un momento di eccezionale lucidità quando rifiutò di diventare la moglie di Enrico VIII (brava Maria senior!). 
Nata l’8 dicembre 1542 nel Lothian  (che sembra il nome di uno di quei posti abitati dagli elfi nei libri di Tolkien, ma invece è una contea scozzese), la nostra Maria junior dopo pochi giorni divenne regina di Scozia per via della morte del padre. 
Questo sarebbe il Lothian. In effetti gli elfi ci starebbero bene.
Il regno di Scozia fu retto da reggenti per molto tempo (prima il duca di Arran, poi la regina madre). Le vicissitudini di Maria cominciarono subito: Enrico VIII, profittando di un vecchio trattato, pretese che Maria sposasse suo figlio, il principe Edoardo. La  regina madre però non voleva, e si arrivò a una guerra, all’esito della quale la piccola Maria sposò, invece del cugino inglese, il Delfino di Francia, Francesco, appena nato. Nel 1548 Maria quindi si trasferì in Francia, dove fu allevata alla corte dei Valois e educata come si conveniva a una dama del suo rango (imparò a parlare francese, italiano, spagnolo, latino e greco, a suonare il liuto e il virginale, a andare a cavallo, a cacciare col falco e a ricamare). Nel 1559, durante una giostra, il re Enrico II di Valois morì per un incidente e il marito di Maria divenne re di Francia col nome di Francesco II. Maria era dunque diventata regina (consorte) di Francia.
Il reuccio di Francia, Francesco II
L’anno prima era morta anche la figlia di Enrico VIII e Caterina d’Aragona, la famosa Maria la Sanguinaria. Questo apriva una complicata partita politica per la successione inglese. Come si sa, sul trono salì Elisabetta, figlia del matrimonio fra Enrico VIII e Anna Bolena. Maria Stuarda però era, dopo Elisabetta, l’erede più prossima della corona inglese, dato che sua nonna paterna, Margherita Tudor, era la sorella di Enrico VIII. Ma, dopo lo scisma d’Inghilterra, sul continente ben pochi consideravano valido il matrimonio fra Enrico VIII e Anna Bolena – il che automaticamente faceva di Elisabetta una figlia illegittima e quindi di Maria la pretendente al trono. Questa è la ragione principale per cui Maria rappresentava un grosso problema per Elisabetta. 
Ma a quell’epoca si moriva giovani, e il marito di Maria non fa eccezione: muore il 6 dicembre 1560 (pare per un’otite: vedete un po’ cosa voleva dire la mancanza di antibiotici). Vedova e senza figli, per  Maria si pensa per un po’ a un matrimonio col nuovo re di Francia, Carlo IX, cognato di Maria: ma qui si intromette una temibile  vecchiaccia, Caterina de’ Medici, la suocera di Maria, e manda tutto all’aria. A Maria Stuarda non resta che tornarsene mogia mogia nel triste regno di Scozia (triste, s’intende, rispetto alla Francia: “così gentile, così cortese”, come dicono nel Don Carlo di Verdi e Boito), anche perché nel frattempo il Parlamento scozzese  aveva cambiato la religione di Stato, dal cattolicesimo al protestantesimo.
Maria si trovò malissimo in patria. Intanto, di fatto aveva sempre vissuto in Francia; i suoi costumi e il suo stile non piacevano ai rudi scozzesi; in più, era cattolica, e John Knox si mise a predicare contro di lei. Fece qualche tentativo di rappacificazione con Elisabetta, e all’inizio la cosa sembrò andar bene.
Maria non poteva rimanere vedova, per molte ragioni. Rifiutò varie proposte (dall’Inghilterra – Elisabetta le aveva proposto di sposare il suo favorito, il conte di Leicester, promettendole vagamente che in questo modo sarebbe stata lei la sua erede - e dall’Austria) e alla fine decise di sposare il cugino Enrico Stuart, Lord Darnley. 
Henry Stuart, Lord Darnley
La decisione fece arrabbiare un po’ tutti: Elisabetta si arrabbiò perché non era stata consultata (nominalmente, Darnley, essendo un nobile inglese, era un suo suddito), ma anche perché, siccome pure Darnley era nipote di Enrico VIII, la minaccia rappresentata da Maria si ingrandiva. Soprattutto, però, si infuriarono gli scozzesi protestanti, dato che Darnley era cattolico. Inoltre, Darnley era arrogante e collerico, e per soprammercato cominciò subito a litigare con la moglie. Arrivò al punto di far ammazzare il segretario particolare (e forse amante) di Maria, l’italiano Davide Riccio, davanti agli occhi di lei. Quando finalmente nacque un figlio (il futuro Giacomo VI di Scozia/Giacomo I d’Inghilterra), i numerosi nemici di Darnley, forse con il consenso di Maria, lo uccisero (febbraio 1567). Accusato di essere il principale esponente della congiura fu James Hepburn, Lord Bothwell, che però fu assolto dopo un processo farsa.
E questo è Lord Bothwell.
Nell’aprile 1567, mentre tornava da una visita al figlioletto Giacomo, Maria fu “rapita” (ma secondo alcuni fu solo una sceneggiata e Maria era consenziente) da Bothwell, che la costrinse a sposarlo. Questa fu l’ultima goccia per gli scozzesi, che si ribellarono e insorsero in armi contro la regina e Bothwell. Maria tuttavia accettò di seguire i Lord scozzesi, a  patto che la reinsediassero sul trono e lasciassero libero Bothwell (che andò esule e morì pazzo in Danimarca: una specie di sfigato Ur-Hamlet). Dopodiché i Lord rinnegarono la parola data a Maria e la imprigionarono nel castello di Loch Leven, su un’isola, e poi nel luglio 1567 la costrinsero ad abdicare in favore del figlio (che, ricordiamolo, aveva solo un anno). 

Loch Leven
Il 2 maggio 1568, Maria, indubbiamente una donna di molte risorse, evase dal castello e formò immediatamente un piccolo esercito con cui affrontò i nobili; fu però sconfitta il 13 maggio a Langside e fu costretta a darsi alla fuga.
E qui commise un gravissimo errore. 

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