Bryan attacca le scimmie del Vecchio Mondo. Quando Bryan si sedette in mezzo agli applausi, la difesa decise di far replicare Malone, ex sottosegretario di Stato con Bryan e unico degli avvocati a tenere la giacca e la cravatta (ma se la tolse, ripiegandola accuratamente, per parlare).

Cominciò dicendo di aver qualche difficoltà a capire quale Bryan avesse di fronte: l’ex avvocato? L’ex politico e conferenziere? L’ex Segretario di Stato e amico personale suo, di Malone? Poi passò alla sostanza: scienza e religione potevano benissimo non concordare, dato che operavano a livelli differenti, usando diversi metodi di prova. Ma il Butler Act pretendeva proprio che la scienza fosse giudicata sulla base della religione. Ora, non era vero che solo i gentiluomini dell’accusa fossero religiosi: lo era anche lui, Malone. Citò il rogo della biblioteca d’Alessandria e il ragionamento fatto dal comandante musulmano (“Se la biblioteca contiene le stesse verità contenute nel Corano, allora la biblioteca non ci serve e dobbiamo distruggerla, e se invece la biblioteca non contiene le stesse verità del Corano, allora dobbiamo distruggerla a maggior ragione”). E aggiunse: “Questi signori dicono che la Bibbia contiene la verità – e se il mondo della scienza può fornire qualche verità o fatto che non si trova nella Bibbia come noi la comprendiamo, allora distruggete pure la scienza, ma tenete la nostra Bibbia. E noi diciamo, ‘tenete la vostra Bibbia’. Tenetela come consolazione, tenetela come guida, ma tenetela dove deve stare, nel mondo della vostra coscienza”. Gli scienziati sono sovente uomini pieni di timor di Dio, e non vogliono affatto incrinare la moralità. Al contrario, vogliono illuminare le menti. Quanto ai bambini, non c’era bisogno di preoccuparsi di loro. La generazione dei padri, appena uscita da una guerra che ha fatto 20 milioni di morti, si doveva limitare a fornir loro tutti i dati disponibili; al resto, ci avrebbero pensato loro (forse, “faranno un mondo migliore di quello che siamo riusciti a fare noi”). “Distinguete bene fra teologia e scienza. Lasciate che abbiano entrambe. Lasciate che vengano insegnate entrambe. Lasciate vivere entrambe”. Gli applausi furono tali che un poliziotto cominciò a battere sul tavolo col suo manganello. Altri poliziotti arrivarono chiedendo se avesse bisogno di aiuto, ma il poliziotto rispose: “Mi univo all’entusiasmo generale!” Lo stesso Bryan andò da Malone e gli disse: “Dudley, è stato il più grande discorso che abbia mai sentito!” E Malone: “Mi spiace, signor Bryan, di aver dovuto essere io a a pronunciarlo”. Poi toccò a Stewart, che tra le altre cose disse: “Sbarrate la porta e non lasciate entrare la scienza. Essa ci priverebbe di tutta la speranza che abbiamo nel futuro”. Il processo riprese la mattina di venerdì 17 luglio. Raulston lesse una lunga decisione in cui, in sintesi, diceva che, avendo studiato approfonditamente la materia, aveva concluso che i testimoni della difesa non erano rilevanti: il punto in discussione era se una legge del Tennessee era stata violata. Il fatto se la teoria dell’evoluzione fosse corretta o meno era irrilevante. Cioè, secondo il giudice (e l’accusa), per provare che Scopes aveva insegnato una teoria contraria alla Bibbia, bastava provare che avesse insegnato l’evoluzione: la seconda parte del Butler Act spiega, o illustra, la prima. Seguì un acceso diverbio: la difesa (con Hays) sostenne che la corte non si stava mostrando obiettiva, Stewart si comportò come se la causa fosse già finita, al che Darrow: “Non vi preoccupate per noi. Lo stato del Tennessee non governa il mondo, per ora”. Hays chiese che come minimo il giudice permettesse che venissero sentiti i testimoni della difesa, al fine di garantire i diritti della difesa per l’appello. Su suggerimento di Stewart, si decise di depositare delle dichiarazioni scritte (affidavit) dei testimoni, da usare nel successivo appello. A quel punto Bryan chiese che i testimoni potessero essere controinterrogati dall’accusa. Seguirono ovviamente le proteste della difesa. Quando Raulston disse qualcosa che poteva essere inteso come favorevole a Bryan, Darrow lo accusò nemmeno troppo velatamente di parzialità. Seguì un significativo scambio di battute:
Raulston: Spero che non intenda riferirsi alla corte.
Darrow [guardando ostentatamente fuori della finestra]: Beh, vostro onore ha il diritto di sperare.
Raulston: Forse ho anche il potere di fare qualche altra cosa.
Tutti in aula capirono che Darrow stava andando dritto dritto verso una incriminazione per oltraggio e cercarono subito di cambiar discorso (mentre Darrow se ne rimase buono per il resto dell’udienza). Raulston alla fine decise la cosa più ovvia, cioè consentì che gli affidavit venissero depositati, che alcune parti di essi venissero lette in udienza, e che l’accusa potesse controinterrogare chiunque venisse portato al banco dei testimoni dalla difesa. Il processo si aggiornò per il fine settimana. Ci fu ovviamente uno scambio molto vivace nei media: Darrow derise la tattica di Bryan e dell’accusa, che dopo aver grandiosamente definito il processo “una lotta a morte”, poi al dunque erano scappati dal campo di battaglia, rifiutando di combattere in tribunale l’evoluzionismo con i loro testimoni. Ma a questo punto i giochi sembravano davvero fatti: non restava che condannare Scopes. Questa fu l’impressione generale, ben rappresentata da Mencken che se ne tornò chiassosamente a Baltimora. Ma mentre tutti se la spassavano in giro per la contea per il weekend, la difesa si chiuse in casa a prepararsi. Darrow aveva avuto un’idea. Aveva deciso di chiamare a testimoniare un esperto di Bibbia per esporre le contraddizioni della teoria biblica e, insomma, cercare di fare quello che non era stato consentito fare con gli scienziati. Così si esercitò con un certo numero di esperti di vecchio e nuovo testamento. Ma chi sarebbe stato il testimone? Questo si sarebbe visto all’udienza. La difesa mantenne il più assoluto segreto, anche se qualche giornalista subodorò che la difesa si preparava a tirar fuori un asso dalla manica. Lunedì 20 Raulston fece uscire la giuria dall’aula e poi spiegò che venerdì non aveva agito perché un giudice non dovrebbe mai agire nel calore del momento. Se Darrow avesse offeso solo lui, poco male. Ma lui era un giudice e offendendo lui Darrow aveva offeso l’intero ordine giudiziario e l’intero stato del Tennessee, e questo non era tollerabile. Così incriminò Darrow per oltraggio, lo convocò per il giorno successivo per trattare la causa e fissò la cauzione in 5000 dollari. Ovviamente Darrow disse che non li aveva con sé, ma intervennero i colleghi della difesa e un avvocato del Tennessee: avrebbero pagato loro. La difesa cominciò a leggere alcune parti degli affidavit degli esperti, sempre sulla tesi che Bibbia e evoluzione non si escludevano l’un l’altra. Il processo venne nuovamente aggiornato al pomeriggio. Alla riapertura dell’udienza, Darrow si alzò per fare le sue scuse a Raulston. Si era trattato, disse, di cose dette nel calore del momento; quando si sta in udienza a dare e prendere botte non si fa caso come si dovrebbe al tono e si dicono cose di cui poi a mente fredda ci si pente; riconosceva di avere sbagliato, anche se non aveva avuto l’intenzione di offendere, e quindi chiedeva scusa. Chiuse facendo l’elogio della gente di Dayton e in generale del Sud. Quando ebbe finito, a sua volta Raulston, dopo un elogio del Sud, citò una poesia di un poeta locale e, dichiarando di ispirarsi ai detti di Gesù sul perdono, con grande sorpresa di Darrow dichiarò di essere soddisfatto e quindi di perdonare l’avvocato difensore. Il processo poteva riprendere. Raulston fece un’altra cosa sorprendente: dato il caldo, stabilì che il processo sarebbe continuato fuori, sul prato davanti al palazzo di giustizia, dove faceva un po’ più fresco. Il pubblico gradì moltissimo.

Una volta sistemati all’aperto, Darrow osservò che di fronte si leggeva la scritta LEGGETE LA BIBBIA, il che poteva essere svantaggioso per la difesa. Dopo una breve discussione, in cui l’accusa fece solo una blanda opposizione (Stewart confessò: “non mi importa se viene rimossa, francamente”), Raulston ordinò di togliere la scritta. A questo punto, quando tutti erano ormai distratti dal buffo incidente della scritta, Darrow tirò fuori l’asso dalla manica: la difesa chiamava al banco dei testimoni William Jennings Bryan, come esperto della Bibbia. Gli altri avvocati dell’accusa saltarono tutti in piedi e cominciarono a protestare (roba da matti! quando mai un avvocato è stato chiamato dalla controparte come testimone? cose mai viste!). Invece, Bryan fu molto compiaciuto della cosa: voleva dimostrare, spiegò poi, che non aveva paura di Darrow e che era in grado di difendere la Bibbia senza farsi intimidire. Probabilmente Darrow aveva contato proprio sulla vanità di Bryan per indurlo a accettare. Col senno di poi, quello di Bryan era chiaramente un errore: da oltre trent’anni non praticava più i tribunali, era vecchio, e non era in grado di reggere un serio e prolungato interrogatorio, tanto meno a opera di un maestro come Darrow. Ma ormai era tardi. Bryan pose come unica condizione quella di poter, più tardi, interrogare a sua volta Darrow, Hays e Malone, condizione che fu prontamente accettata.
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