Formata la giuria, il processo può cominciare.

La difesa aveva deciso di non far testimoniare Scopes: “Darrow capì”, scrisse Scopes in seguito, “che io non ero un biologo e aveva paura che se fossi stato chiamato al banco dei testimoni mi sarebbe stato chiesto se davvero insegnavo biologia. Benché sapessi qualcosa di scienza in generale, sarebbe stato tutt’altra cosa trattare esaurientemente questioni scientifiche in tribunale”.
Il giudice Raulston a destra, i dodici della giuria a sinistra
Le strategie processuali dei due team legali erano nettamente delineate. La difesa aveva interesse ad accentuare la drammaticità e l’importanza del processo, quindi a enfatizzare il significato globale della questione: la libertà di opinione, di ricerca, di insegnamento, e anche la libertà di religione erano i temi cruciali. Perciò la difesa avrebbe dovuto insistere su due punti: primo, che limitare l’insegnamento dell’evoluzionismo significava limitare la libertà di insegnamento, per di più in modo irragionevole, dato che era impossibile insegnare in modo corretto la biologia senza includervi la teoria darwiniana; vietarlo sarebbe stato non solo condannare la gioventù americana all’ignoranza, ma anche riconoscere la pretesa dei bigotti e degli oscurantisti di dettar legge in materia di istruzione. Secondo, che non esisteva necessariamente incompatibilità né fra l’evoluzionismo e la Bibbia, né tantomeno fra l’evoluzionismo e la religione. Era quindi necessario, per la difesa, portare in tribunale degli esperti che testimoniassero su questi due punti.
La posizione dell’accusa era esattamente speculare. L’accusa aveva interesse a rinchiudere la vicenda entro confini ristretti: si trattava solo di stabilire se uno Stato aveva o no il potere di decidere cosa si insegnava nelle scuole finanziate dai soldi pubblici. Perciò, tutte le questioni che stavano a cuore alla difesa erano, per l’accusa, estranee al caso. Questa fu la linea imposta dal governo del Tennessee e rappresentata al processo soprattutto dal procuratore Stewart.
Il procuratore Thomas Stewart: la testa più lucida del collegio d’accusa
Ma questa linea lasciava insoddisfatto Bryan, che non si limitava a volere una vittoria giuridica: voleva anche una vittoria morale. Il che significa che occorreva dimostrare non solo che il Butler Act era legittimo, ma anche che era giusto. Per far questo, occorreva dimostrare che l’evoluzionismo non era una verità scientifica, ma solo una teoria non dimostrata. Quindi bisognava portare in tribunale a testimoniare degli scienziati disposti a screditare gli esperti della difesa e affermare la compatibilità della teoria biblica della creazione con i dati scientifici. Di questo avrebbe dovuto occuparsi Bryan, che però fece al riguardo un fiasco completo: tutti gli scienziati che consultò, anche quelli più dichiaratamente antidarwiniani, rifiutarono di comparire al processo (verosimilmente, furono dissuasi dall’idea di essere interrogati da Darrow). A questo punto, la difesa ripiegò sulla strategia “ristretta” sostenuta da Stewart, con l’idea di riservare la linea di Bryan alle comunicazioni esterne (conferenze stampa, discorsi pubblici, media insomma). Ma l’intenzione di Bryan di cercare una vittoria più piena spiega (assieme alla sua vanità e alla sua volontà di non sembrare spaventato) perché accettò, come vedremo, di essere chiamato a testimoniare.
Inoltre, sia la difesa sia l’accusa concordavano su una scelta tattica: di processare non tanto John Scopes, quanto gli avvocati dell’altra parte (rispettivamente, Darrow e Bryan su tutti).
Il successivo lunedì, 13 luglio, l’udienza si aprì di nuovo con una preghiera (del rev. Moffett): “O Dio, nostro Padre, Tu che sei il creatore del cielo e della terra….”
La difesa presentò una mozione per invalidare (to quash) l’accusa. Si trattava di una pregiudiziale di incostituzionalità del Butler Act, su svariati capi. Il Butler Act era soprattutto irragionevole (e quindi applicarlo violava il due process of law di cui al 14mo emendamento) perché le questioni scientifiche vanno decise dalla scienza, non dallo Stato. “Ovviamente lo Stato può stabilire quali materie vanno insegnate, ma una volta che si sia deciso che vada insegnata la biologia, non si può pretendere che sia insegnata falsamente”.
Il collegio difensivo. Da sinistra: Darrow, Malone, Neal, Scopes e (forse) Hays, oppure il socio di Darrow.
La difesa sosteneva che la legge comprendeva più di un oggetto (l’insegnamento dell’evoluzione e quello della storia biblica della creazione), e quindi era ambigua (non era chiaro cioè se per violarla bastava insegnare la teoria dell’evoluzione o se bisognava anche che l’insegnamento contraddicesse la storia biblica della creazione); che violava il capo della Costituzione del Tennessee  secondo cui sarebbe stato “dovere del parlamento di prendersi cura della letteratura e della scienza” (non insegnare correttamente la biologia sarebbe stato chiaramente in contrasto con quella prescrizione); che la sua approvazione violava alcune norme procedurali (tripla lettura del disegno di legge prima di approvarlo, ecc.); che era contraria alla norma della costituzione del Tennessee che stabiliva la libertà di culto e che nessuna preferenza fosse accordata a una data religione sulle altre; che violava la norma della costituzione statale sulla libertà di stampa; che violava la norma della costituzione statale per cui ogni uomo fosse lasciato indisturbato nella vita, libertà e proprietà senza aver goduto del due process of law; che violava i diritti degli imputati nei processi penali; eccetera. Infine, si faceva riferimento alla I sezione  del 14mo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti (che stabiliva il diritto alla difesa). Nel corso della discussione, la difesa, e  in particolare Darrow, si richiamò anche alla c.d. establishment clause del I emendamento della Costituzione federale (che vieta di favorire una particolare religione rispetto alle altre), ma la cosa ebbe poco impatto, un po’ perché all’epoca la Corte Suprema non aveva ancora chiarito che l’establishment clause si applicasse anche alle leggi statali e non solo a quelle federali, un po’ perché né l’accusa né Raulston riuscivano (a quanto pare, in buona fede) a capire perché mai inserire l’obbligo di un insegnamento a conformarsi a quanto scritto nella Bibbia (quindi, nel libro sacro di UNA religione) violasse in modo evidente il I emendamento. Evidentemente, per loro la Bibbia non rappresentava tanto una religione particolare, quanto la religione tout court.
Secondo la difesa, era impossibile capire quale fosse esattamente la condotta vietata dalla legge (era vietato insegnare l’evoluzione o era vietato insegnare qualunque cosa diversa dalla storia biblica della creazione?) Hays al riguardo propose un esperimento mentale: supponiamo che una legge del Tennessee vieti nelle scuole pubbliche l’insegnamento di ogni teoria che neghi che la Terra sia il centro dell’universo, come insegnato nella Bibbia, e affermi invece che la Terra gira intorno al sole; e supponiamo che questo reato sia punito con la morte. Ora, se si dicesse che il copernicanesimo, a  differenza dell’evoluzionismo, oggi è scientificamente certo, si può rispondere che all’epoca non lo era – e infatti il copernicanesimo fu vietato. Ma in realtà una legge del genere sarebbe irragionevole, e ciò che è irragionevole non rientra nel police power dello Stato, sicché non potrebbe nemmeno giustificare una restrizione delle libertà individuali. 

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