I due collegi difensivi sono ormai definiti.

Il 25 maggio il Grand Jury (convocato in gran fretta per “anticipare” tribunali concorrenti in altre città) aveva fissato l‘inizio del processo al 10 luglio.
Ai primi di luglio i primi protagonisti cominciarono ad arrivare a Dayton. Per primo Bryan, accolto da grande concorso di folla. Poi Darrow. 
Ma un altro dei personaggi più noti del processo era già sul posto da giorni: si trattava di Henry L. Mencken, un famigerato giornalista, che avrebbe coperto il processo per conto del Baltimore Evening Sun (e perciò era noto anche come la Vipera di Baltimora). Mencken, che odiava sia la bigotteria sia il Sud, cominciò a spedire al giornale articoli al vetriolo, e si dice che il fatto che se ne andasse da Dayton prima della fine del processo fosse dovuto non tanto al fatto che l’esito per lui era scontato (la giustificazione da lui addotta), quanto su consiglio della polizia locale, per evitare aggressioni.
La Vipera di Baltimora, al secolo H.L.Mencken
Per il processo, a Dayton arrivarono migliaia di visitatori e circa 200 giornalisti di tutto il mondo. I quali si diedero subito a una vorticosa attività, di cui è testimonianza una nutrita serie di vignette umoristiche, che fra breve vedremo.
A Dayton c’era un palazzo di giustizia (la Rhea County Courthouse, orrido edificio pseudo-rinascimentale a tre piani in mattoni rossi) ma non c’era un vero tribunale come lo intendiamo oggi in Italia. 
Forse è più adatta a Stranger Things 4 che a un processo, che dite?
Vigeva invece l’antichissimo sistema inglese del “circuito”, per cui ogni singolo Stato (il Tennessee, nel nostro caso) era diviso in distretti e nell’ambito di ciascuno, i giudici si recavano a rotazione nelle varie sedi e tenevano i processi previsti in quel dato periodo. Il giudice assegnato al processo Scopes fu John T. Raulston, un devoto battista che ci teneva molto a stare sotto le luci della ribalta.
La difesa trovò alloggio prima in una bella casa che si diceva fosse infestata da fantasmi, ma che di certo era priva di acqua corrente, e poi si trasferì nella villa che un banchiere aveva messo a disposizione.
Il processo, come previsto, cominciò venerdì 10 luglio, la mattina. Faceva un caldo bestiale (l’estate più calda di sempre, almeno fino agli anni Ottanta). Fu aperto da una preghiera del rev. Cartwright. Subito dopo, su richiesta congiunta delle parti, il giudice riconvocò il Grand Jury, che probabilmente la volta precedente era stato convocato in modo irrituale: il Grand Jury nuovamente incriminò Scopes.
Come sempre, il processo iniziò con la scelta dei giurati. Era una procedura in cui era specialista  Darrow. Tuttavia, con una certa sorpresa, l’esame dei giurati diede a Darrow la convinzione – non condivisa da Mencken – che a Dayton non ci fossero soverchi pregiudizi contro l’evoluzionismo, sicché si limitò a ricusare relativamente  pochi giurati (tra cui un pastore che aveva predicato contro Darwin). 
Finito l’esame dei giurati, durato assai meno del previsto, erano comunque le tre di pomeriggio. Data l’aria esausta di tutti, Raulston decise di aggiornare la causa a lunedì mattina, ingiungendo ai giurati di non parlare del processo durante il fine settimana. Darrow si alzò per protestare: come mai i giurati non venivano fatti giurare prima di essere mandati a casa? Ma il giudice rispose che in Tennessee l’uso era diverso. Tutti a casa. 

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