Il 21 marzo 1925, il Butler Act vieta l’insegnamento dell’evoluzione nelle scuole pubbliche del Tennessee. Durante la IGM ci fu in USA un giro di vite contro il pacifismo e l’obiezione di coscienza (con arresti e licenziamenti di insegnanti che criticavano la guerra e il regime statunitense), poi contro il socialismo (la c.d. Red Scare). Per difendere queste posizioni minoritarie nacque nel 1917 l’American Civil Liberties Union o, in acronimo, ACLU (già ACLB). Nel 1925, l’ACLU, preoccupata dall’ascesa del fondamentalismo e dai pericoli che iniziative legislative come il Butler Act ponevano alla libertà di ricerca, di insegnamento e di parola, decise di offrire assistenza gratuita a chiunque fosse stato disponibile a sfidare in tribunale la legge del Tennessee, per farne, come si dice, un test case e sancirne la incostituzionalità. La notizia fu pubblicata sui giornali, tra cui il Chattanooga News del 4 maggio 1925. John T. Scopes era un giovane insegnante di fisica e matematica (e di educazione fisica) nonché supplente di biologia nella città di Dayton, Tennessee. Dayton, situata tra Chattanooga e Knoxville, provvista di circa 1800 abitanti, a detta di uno storico “difettava sia di un senso della tradizione sia di confidenza nel futuro”. Ma, come vedremo subito, non si fece sfuggire un’occasione promettente per uscire finalmente dall’anonimato. Scopes il 5 maggio 1925 stava giocando a tennis con un allievo quando lo vennero a chiamare: “Doc” Robinson, il proprietario del drugstore locale e uno dei maggiorenti di Dayton, desiderava parlargli di una questione urgente. Scopes si scusò con l’allievo, rinviò la partita a più tardi, e si incamminò verso il drugstore. Appena arrivato, venne salutato calorosamente dai presenti: c’erano quasi tutti i notabili della cittadina. George Rappleyea, un ingegnere che dirigeva la locale miniera di carbone, gli disse, dopo avergli messo in mano una limonata ghiacciata, che in negozio avevano avuto una discussione e gli chiese se, secondo lui, era possibile insegnare biologia senza insegnare anche la teoria dell’evoluzione. Scopes rispose: ovviamente no. Per dimostrarlo, prese una copia del manuale di Hunter, che veniva usato nelle scuole del Tennessee da un decennio e era in vendita nel negozio di Doc Robinson, e lo mostrò (in particolare, il disegno di p. 198: l’albero evolutivo, che alla fine mostrava i mammiferi e, all’interno del loro gruppo, gli esseri umani). Rappleyea gli chiese se anche lui avesse insegnato biologia su quel libro. Scopes spiegò che lui era solo un supplente di biologia, ma sì, aveva usato il manuale di Hunter per correggere i compiti dei ragazzi. (In realtà non era proprio sicuro di aver effettivamente insegnato l’evoluzione in classe, anzi è quasi sicuro che Scopes non abbia mai insegnato l’evoluzione a Dayton. )

“Allora”, gli disse Doc Robinson, “hai violato le legge”.
Naturalmente Scopes, come tutti quanti, aveva sentito parlare del Butler Act. Solo che, come del resto tutti quanti (compreso il Governatore del Tennessee, Peay, che l’aveva firmato), pensava che non sarebbe mai stato applicato. Allora gli altri gli diedero una copia del Chattanooga News del giorno prima, gli fecero leggere l’offerta dell’ACLU e gli chiesero se fosse disposto a farsi incriminare, ad essere lui insomma il test case del Butler Act come proposto dall’ACLU. Ovviamente tutte le spese, compresa la multa, sarebbero state pagate.
Scopes ci pensò un attimo e rispose di sì. A quel punto Robinson si fiondò al telefono e chiamò il Chattanooga News: disse che avevano appena “arrestato” un tizio del luogo che aveva insegnato l’evoluzione. Nel frattempo l’ “arrestato”, salutati tutti quanti, se ne tornò tranquillamente a finire la partita di tennis (l’incriminazione formale gli venne notificata solo qualche giorno dopo, ma, contrariamente a quanto si vede nel film del 1960, di cui parleremo in seguito, non passò nemmeno un minuto in galera).
Gli avvocati fra i notabili del negozio a loro volta offrirono assistenza gratis a entrambe le parti (a Scopes e alla pubblica accusa). E Scopes, benvoluto, gentile, aria da studioso ma non temibile, con i suoi occhiali cerchiati di corno, era l’imputato ideale (e tra l’altro, non essendo di Dayton né intenzionato a stabilirvisi, e perdipiù single, a differenza del titolare della cattedra di biologia, non aveva effettivamente nulla da perdere dal processo). “Non avremmo potuto trovare un imputato migliore neanche cercandolo”, disse più tardi Arthur Garfield Hays (il legale dell’ACLU ).

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