Dopo il verdetto, la storia non si ferma. 
Il giorno dopo la sentenza, dopo aver tenuto un altro discorso a Dayton (in cui disse che Darrow “non aveva il monopolio della conoscenza scientifica”), Bryan se ne andò per tenere delle conferenze; ritornò il giorno dopo, ma nella notte morì, probabilmente per un attacco di cuore (non ci fu autopsia). Il suo cadavere fu portato in treno a Washington, dove il Great Commoner ebbe un funerale di stato, fra gli elogi generali – non di tutti però: il solito Mencken, in un articolo, commentò che Bryan “era vissuto troppo a lungo, e era entrato nel fango troppo profondamente per essere preso ancora sul serio da gente bene istruita… Il miglior verdetto che il più romantico editorialista potrebbe concepire, salvo che nell’eloquente Sud, è nel senso che le sue idiozie erano scusate dalla sua sincerità - che sotto il pagliaccio, sotto il guitto di Notre Dame, c’era lo zelo di un’anima seria” .
La lunga fila per visitare la camera ardente di Bryan
A Knoxville, nel settembre 1925, il ricorso in appello (error) di Scopes fu rigettato perché il termine previsto era scaduto: Neal, che nominalmente era il difensore in capo di Scopes, ma in realtà di procedura ci capiva poco, si era fatto scappare il termine per presentare il bill of exception alla Corte Suprema del Tennessee, sicché la difesa perdeva la possibilità di impugnare la sentenza di Dayton per motivi procedurali (ad esempio, il rifiuto di Raulston di ammettere le testimonianze degli esperti); poteva soltanto contestare la costituzionalità del Butler Act. La Corte Suprema del Tennessee, su quest’ultimo punto, se la prese comoda e la causa venne a discussione, a Nashville, solo l’anno successivo; la decisione arrivò ancora più tardi, il 17 gennaio del 1927. La Corte sostenne che il Butler Act fosse perfettamente costituzionale, per le ragioni in sostanza già sostenute da Stewart e poi da Raulston nel processo di Dayton; la Corte tuttavia aggiunse il bizzarro argomento che, siccome nessuna religione sostiene la teoria dell’evoluzione, vietarne l’insegnamento non viola l’establishment clause. In ogni caso, dato che per errore la sanzione era stata comminata dal giudice, mentre la procedura del Tennessee prevedeva che ogni multa superiore a 50 dollari venisse comminata dalla giuria,  la sentenza andava cassata. Si trattava di una conclusione assurda: Raulston aveva offerto alla giuria di comminare una sanzione più elevata, e comunque tutte le parti, inclusa la difesa, avevano accettato la decisione, e il punto, in ogni caso, non era stato sollevato in appello, il che tagliava la testa al toro: era solo una manovra per chiudere il caso e impedire il ricorso alla Corte Suprema federale (infatti, il Butler Act veniva dichiarato costituzionale, ma essendo stata annullata la sanzione, Scopes non aveva più modo di impugnare la legge). Ora, disse la Corte, siccome nel frattempo Scopes non faceva più parte del corpo insegnanti del Tennessee, e d’altra parte “non riteniamo che ci sia nulla da guadagnare prolungando la vita di questo bizzarro caso”, mentre, al contrario, “riteniamo che la pace e la dignità dello Stato sarà meglio conservata pronunciando un nolle prosequi”, in tal senso la Corte esortava l’Attorney General. In altri termini: annullata la sentenza, era fortemente consigliato alla pubblica accusa di NON procedere ulteriormente contro Scopes. L’accusa non se lo fece ripetere due volte e confermò pubblicamente che non avrebbe perseguito in futuro i violatori del Butler Act.
Il caso Scopes, quindi, si chiudeva con un nulla di fatto: Scopes aveva evitato una condanna, ma il Butler Act sopravviveva, non essendo stato dichiarato incostituzionale. Una vittoria per gli antievoluzionisti, in un certo senso – ma certo non una gran vittoria, visto che la stessa Corte Suprema del Tennessee invitava i pubblici ministeri a non perseguire le eventuali violazioni.  
Per tutta la durata del processo, il caso di Dayton fu sulle prime pagine di tutti i giornali americani (e di qualche altro Paese). Ma sparì subito dopo la fine del processo e la morte di Bryan. Sul momento, comunque, nessuno vide Dayton come una vittoria per gli evoluzionisti; l’idea si affermò solo col passare del tempo, in virtù delle reazioni della stampa e poi con la vulgata che si affermò dopo il film del 1960. 
Dal punto di vista legislativo, pochi stati seguirono il Tennessee: per esempio l’Arkansas (ma i pubblici ministeri, proprio come aveva consigliato la Corte Suprema del Tennessee, chiarirono che non avrebbero perseguito i contravventori); altri, come la Louisiana e il Texas, bandirono l’evoluzione dai libri di scuola approvati dallo Stato; in molti altri Stati le commissioni scolastiche imposero limiti su base locale. Quest’ultima si rivelò una tattica molto efficace: anche il manuale che aveva dato origine al caso Scopes, dopo essere stato espunto dall’elenco dei libri di testo approvati in Tennessee e altrove, tranquillamente cancellò dalle successive edizioni ogni riferimento all’evoluzione e venne riammesso.

Due punti vanno sottolineati:
- per molte ragioni, a cominciare dalla rappresentazione che la stampa, capeggiata da Mencken, aveva dato del processo, l’antievoluzionismo finì per assumere l’aspetto di una faccenda essenzialmente sudista; il che contribuì a far sì che al Nord e in generale nell’élite culturale americana venisse preso sempre meno sul serio, col risultato che legislazioni e regolamenti restrittivi sull’insegnamento del darwinismo non si diffusero oltre la linea Mason-Dixon;
- la controversia sull’insegnamento del darwinismo, anche allora, riguardava solo le scuole superiori (high school), non l’insegnamento universitario o la ricerca scientifica, in cui nessuno ha mai preteso di vietare l’insegnamento dell’evoluzionismo.

Il Butler Act venne abrogato solo il 16 maggio del 1967, dopo più di quarant’anni, dal parlamento del Tennessee. Vi furono, a partire dagli anni Sessanta, un paio di casi importanti che si conclusero con sonore sconfitte degli antievoluzionisti davanti alla Corte Suprema federale (ad es. il caso Epperson vs Arkansas, del 1968, che dichiarò anticostituzionale per violazione dell’establishment clause la legge dell’Arkansas del 1928, una di quelle emanate dopo la fine del processo Scopes; e, dopo un nuovo tentativo dei creazionisti, la sentenza McLean vs Arkansas Board of Education del 1982, in cui uno degli esperti interrogati fu Stephen Jay Gould, concluse che l’evoluzione non era una religione e il creazionismo non era scienza) che condussero all’abrogazione di alcune leggi anti-evoluzione. Poi, negli anni Settanta, emerse la posizione che imponeva l’insegnamento del creazionismo nelle scuole, a parità di trattamento col creazionismo: qui fu cruciale il caso Edwards vs Aguillard (1987), che invalidò la legge della Louisiana in quanto il creazionismo non era una teoria scientifica e quindi il suo insegnamento non poteva essere imposto (in quanto sarebbe stato un “religious establishment” in violazione della Costituzione).  Allo scopo di eludere questa interpretazione delle corti federali, negli anni Ottanta venne inventata (da Charles B. Thaxton) la teoria dell’Intelligent Design, che si presentava come una teoria “scientifica”. Ma anche questa strategia subì un grave colpo quando una corte federale, nel 2005, stabilì che le leggi che ne stabilivano l’insegnamento erano incostituzionali (Kitzmiller vs Dover Area School District) in quanto l’ID non era una teoria scientifica, ma solo “creazionismo con una nuova etichetta” che aveva il solo scopo di diffondere “una particolare visione del cristianesimo”. In ogni caso, però, l’antievoluzionismo in America è tutt’altro che scomparso: anzi, si può ritenere che, pur restando sottotraccia e evitando il più possibile le controversie, sia oggi più forte che mai. Nel 2009, secondo alcuni sondaggi, risultava che negli USA il 99% degli scienziati credeva nell’evoluzione, mentre il pubblico era diviso: circa il 39% credeva nell’evoluzione, il 25% non ci credeva, e il resto non aveva nessuna opinione.
Direi che non servono didascalie
E’ probabile inoltre che oggi, in molte parti degli USA, la teoria dell’evoluzione venga insegnata ancora meno di quanto si faceva nel 1925. “Alla Rhea County High School di Dayton, Tennessee, per esempio, nessuno nel dipartimento di scienze la insegna. Il capo del dipartimento Joe Wiley non insegna il creazionismo, ma crede che ‘non farebbe male a nessuno’ insegnare l’Intelligent Design. Riassume così il punto di vista del suo staff: ‘Tutti noi fondamentalmente crediamo nel Dio della creazione’.” Perciò, la convinzione di Scopes, espressa in seguito (“Credo che il processo di Dayton abbia segnato l’inizio del declino del fondamentalismo”), si è mostrata errata.

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