L'avvocato difensore termina l'arringa: Flaubert è innocente, averlo chiamato alla sbarra è già una punizione eccessiva, dovete assolverlo.
Senard termina brillantemente la sua arringa.
Sempre con molta abilità, buttandolo lì con nonchalance, Senard nota che Flaubert, a differenza di altri autori classici, come André Chénier, non fa mica descrizioni lunghe e dettagliate delle meraviglie del corpo femminile (e qui cita sei versi di Chénier, l’illustre poeta decapitato dalla Rivoluzione). Non è vero, insomma, che lo stile del libro sarebbe il “colore lascivo”. Senard comincia dalle scene nel convento, correggendo Pinard sull’età di Emma (ci arriva a tredici anni, la confessione avviene a quattordici anni, non a dieci come aveva sostenuto il PM). La descrizione delle esaltazioni religiose delle allieve, secondo Senard, serve proprio a indicare il pericolo che quel tipo di educazione, quel tipo di religione esteriore, superficiale, tutta fatta d’immagini, crea alle ragazze.
Del resto, la migliore smentita alla requisitoria è che la figura più simpateticamente ritratta, quella a cui va l’approvazione sia dell’autore sia dei lettori, sia proprio quella del marito. E ciò riesce proprio perché Flaubert non ha idealizzato il marito, ma lo ha rappresentato come davvero è, coi suoi limiti: è rozzo, ignorante, un bestione, ma ama sua moglie, lavora onestamente, protegge la sua famiglia, è un uomo dal cuore puro – e anche la sua morte è commovente, tanto quanto è orribile quella di Emma. È una figura “sublime”, dice Senard (per ribattere alla affermazione di Pinard per cui nessun personaggio del romanzo avrebbe il diritto di condannare Emma).
Anche la scena in cui, dopo l’adulterio, Emma rientra in casa e emozionata pensa “ho un amante!”, non ha il significato che Pinard le attribuisce. La verità psicologica vuole che, in quel momento, gli scrupoli, i rimorsi e il disgusto non abbiano ancora abbastanza forza per farsi sentire; ma emergono poco dopo. Il padre di famiglia, dice il difensore, potrebbe leggere queste pagine alla figlia giovinetta dicendole: “Se il tuo cuore, la tua coscienza, il sentimento religioso, la voce del dovere non bastano per farti marciare  per la retta via, osserva, figlia mia, osserva quante seccature, quante sofferenze, quanti dolori, quante desolazioni attendono la donna che va a cercare la felicità al di fuori!”
Maitre Senard, il difensore di Flaubert.
Ma, ha obiettato il PM, anche se lo scopo del romanzo fosse onesto, questo giustifica forse tanti dettagli osceni? Ma proprio qui è il punto, dice Senard: ci sono davvero questi dettagli? Dove sarebbero? La scena in cui Emma si spoglia è una scena lugubre, con vistosi presagi di morte: sarebbe questo il “colore lascivo” lamentato da Pinard? Altri passaggi incriminati sono intessuti di citazioni da Bossuet e da Massillon, e lo scopo dell’insieme è proprio quello di esortare alla virtù tramite (la descrizione de) l’orrore del vizio. Mentre  semmai veramente contraria alla morale sarebbe “la soddisfazione dei sensi senza alcuna amarezza”: e la si ritrova, dice il difensore, in un libro non solo mai vietato, ma illustre, anzi letto perfino nelle scuole e nei collegi, come le Lettere Persiane di Montesquieu! Eppure neanche un libro del genere (come la Double Méprise di Mérimée) meriterebbe la condanna, perché è indiscutibilmente una grande opera d’arte, che non può essere condannata più di quanto non condanniamo le pitture e le sculture greche e romane. Ma nel caso di Madame Bovary il problema non si pone nemmeno: Flaubert non ha “caricato le tinte”, la voluttà nel suo romanzo è sempre accompagnata e seguita da amarezza e espiazione - insomma è un lavoro eminentemente morale e non ha bisogno di cercare giustificazione nella sua (altissima) qualità letteraria.
Resta infine da esaminare l’oltraggio alla religione. Qui il difensore si è riservato un colpo da maestro. Ritorna alle accuse del PM al modo in cui Flaubert tratta del sacramento della estrema unzione, col prete che tocca con l’olio santo tutte le parti del corpo della morente che “hanno peccato”. Ebbene, obietta Senard, tutto quel che scrive Flaubert è tratto pari pari dalla liturgia cattolica, e non è nemmeno una descrizione del tutto nuova, dato che ce n’è una molto simile in un vecchio romanzo di Sainte-Beuve (Voluttà): proprio perché la fonte comune è la liturgia cattolica (e meno male, aggiunge Senard, che Flaubert non ha aggiunto l’unzione “ai reni-ad lumbos”, se no chissà cosa ne avrebbe detto Pinard!) Né meritano miglior sorte le altre accuse, come quella di aver messo in scena un “curato materialista”: almeno non è un prete malvagio, come se ne trovano a bizzeffe in tanti romanzi che nessun giudice si è mai sognato di condannare, dal Gil Blas di Lesage a Notre Dame di Hugo!
Ecco la perorazione finale: “Difendo un uomo che, se avesse incontrato una critica letteraria sulla forma del suo libro, su qualche espressione, sui troppi dettagli, su un punto o un altro, avrebbe accettato questa critica letteraria col miglior animo del mondo. Ma vedersi accusato di oltraggio alla morale e alla religione! Il signor Flaubert non se ne capacita: e protesta qui davanti a voi con tutto lo sbalordimento e tutta l’energia di cui è capace contro una simile accusa”. Voi non condannerete un libro per qualche riga, proclama Senard, voi giudicherete l’insieme, l’intenzione e il modo di esecuzione, e giudicherete se la lettura di Madame Bovary ispira l’amore o piuttosto l’orrore del vizio. “E non credo che l’opera farà su di voi un’impressione diversa da quella che ha fatto su di me”. E se poi, in un passo o in un altro, Flaubert avrà “oltrepassato la misura che si era imposta”, non solo bisognerà ricordare che si tratta di una prima opera (quindi: l’autore è ancora relativamente inesperto), ma altresì che si tratta di errori “senza danno per la morale pubblica. E facendolo venire al banco degli imputati del tribunale penale – lui, che ormai conoscete un po’ per il suo libro, che già amate un po’, ne sono certo, e che amereste ancor di più se lo conosceste meglio – è  già abbastanza, è già punito anche troppo crudelmente. Avrete giudicato il libro nel suo insieme e nei suoi dettagli: non è possibile che esitiate!”

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