All'inizio, Flaubert è convinto di riuscire a evitare il processo. Grande è quindi la delusione quando invece il processo comincia sul serio.
All'inizio, Flaubert crede di riuscire a evitare il processo. 
Comunque, Flaubert è convinto che il processo abbia motivazioni politiche, sicché muove tutti i fili di cui dispone. La famiglia Flaubert è molto nota a Rouen (il padre era un apprezzato chirurgo e dirigeva l’ospedale locale) e ha molte amicizie influenti; Flaubert scrive per chiedere favori – andare a parlare col ministro, avere un abboccamento col prefetto, far parlare una sua nobile amica con l’Imperatrice -: a un certo punto, pare che persino Napoleone III, assistendo a una di queste chiacchierate con la moglie, sia sbottato a dire: “ma insomma, lasciatelo tranquillo!” Flaubert si rassicura: questi qui, scrive al fratello, credevano di avere a che fare con delle nullità, ma adesso si sono accorti di avere di fronte una famiglia nota, rispettata e influente. Insomma, si convince che la cosa finirà in una bolla di sapone.
Quando gli arriva la comunicazione ufficiale dell’udienza davanti al Tribunale penale, la delusione è grande. Scrive a tutti atteggiandosi a martire (“sarò condannato, forse al massimo della pena, dolce ricompensa alle mie fatiche, nobile incoraggiamento alla letteratura”). Ma siccome, sotto sotto, Flaubert è un bravo borghese, si mette al lavoro per  sfangarla. Manda una serie di punti da considerare al suo avvocato: in particolare, gli spiega che il suo libro è, da cima a fondo, “una cosa di effetto morale”; come tale, bisogna giudicare il libro per intero, non a pezzi, e bisogna valutare l’effetto complessivo che può avere, non i suoi dettagli. I dettagli possono anche essere sgradevoli, ma il senso e lo scopo del libro è solo nel suo effetto finale. “I libri sinceri hanno talvolta delle amarezze che salvano. Io non temo, per parte mia, altro che la letteratura sdolcinata che si assorbe senza ripugnanza e che avvelena senza scandalo (…) Avrei potuto, come tanti altri prima di me, scegliere il mio soggetto nelle classi eccezionali o ignobili della società. L’ho preso, invece, nella più numerosa e più piatta. Che la riproduzione ne sia sgradevole, lo ammetto. Che essa sia criminale, lo nego. Del resto non scrivo per le fanciulle, ma per gli uomini, per i letterati”. Niente arte per l’arte, quindi; del resto, ironicamente, la vera posizione estetico-morale di Flaubert (la morale tradizionale è per gli uomini comuni; gli artisti e gli uomini eccezionali ne hanno una diversa) in Madame Bovary è esposta da un personaggio come Rodolphe, il seduttore, che è fondamentalmente un vigliacco e un cialtrone.

Il pubblico ministero, Ernest Pinard
Il 29 gennaio finalmente ha inizio il processo. Il pubblico ministero, Ernest Pinard, 37 anni, è un ex avvocato noto e rispettato; ha una eloquenza secca e insinuante. Ha avuto, dirà nelle sue memorie, la possibilità di tirarsi fuori dall’accusa, prevedibilmente scomoda e impopolare, facendosi sostituire; ma ha rifiutato e non se ne è pentito. Farà una brillante carriera, culminata nella nomina  a Ministro dell’Interno, ma dopo la caduta dell’Impero avrà poca fortuna - e in vecchiaia offrirà qualche momento di buonumore al vecchio Flaubert, pubblicando un libriccino di versi osceni. Il difensore è invece Jules Senard, 57 anni, già principe del foro di Rouen che si è trasferito con molto successo  a Parigi: un tipico avvocato dell’ epoca fornito di una eloquenza ampia e fiorita (la cosa sarà visibilissima nei due rispettivi discorsi: la requisitoria di Pinard dura all’incirca la metà dell’arringa di Senard).
Pinard comincia lamentando che processare un libro per oltraggio alla morale è difficile perché il concetto di oltraggio alla morale è “un po’ vago, un po’ elastico”: lascia molto spazio all’apprezzamento individuale. Inoltre qui non si tratta di un articolo, che l’accusa può leggere per intero al tribunale; si tratta invece di un grosso romanzo, di parecchie centinaia di pagine. Se ci si limita a leggerne dei passaggi, ci si espone all’obiezione di aver selezionato dei passi che, decontestualizzati, danno dell’opera intera un’idea magari fuorviante. Pinard opta per un compromesso: per prima cosa esporrà in breve, ma accuratamente, la trama del libro, per poi concentrarsi su quattro passaggi, ampi ma circoscritti, che esemplificano il pericolo che Madame Bovary pone alla morale. La descrizione del romanzo è fatta da Pinard sotto il segno del ritratto di costumi: quindi, realismo (il genere scelto da Flaubert, dice Pinard, è “il genere descrittivo, la pittura realista”). Le quattro scene esaminate da Pinard in dettaglio sono: 1) la seduzione ad opera di Rodolphe, 2) la “transizione religiosa”, cioè la fase di avvicinamento alla religione di Emma dopo l’abbandono da parte di Rodolphe, 3) la relazione con Léon e infine 4) la morte di Emma. Secondo Pinard, queste scene, e il romanzo in generale, sono dipinti con “colore lascivo”: persino l’episodio del convento, dove la piccola Emma viene educata. Le noie e le meschinità del matrimonio vengono rappresentate crudamente, e dall’adulterio Emma si sente “glorificata”. Pinard ammira l’arte di Flaubert, ma critica la sua morale (“Una pittura ammirevole dal punto di vista del talento, ma una pittura esecrabile dal punto di vista della morale… è la natura in tutta la sua nudità, in tutta la sua crudezza”). Il PM trova da ridire perfino sul modo in cui Flaubert descrive la cerimonia dell’estrema unzione, che considera sottilmente lasciva. Ricorrono, per l’accusa, sia il reato di oltraggio alla morale pubblica (si glorifica l’adulterio!), sia a quella religiosa (la confessione, la transizione religiosa e la morte di Emma). La colpa principale, dice Pinard, è dell’autore, che ha pure avuto la faccia tosta di protestare contro i tagli operati dalla Revue (il cui unico torto è stato, invece, di non avere tagliato anche altre scene). 
Si ritiene generalmente oggi che Pinard, nella sua lettura, sia stato tratto in errore da una innovazione flaubertiana, l’impersonalità dello stile (il famoso discorso indiretto libero), in cui il narratore non esprime giudizi, e anche dal gelido riserbo di Flaubert, che visibilmente non ama granché i suoi personaggi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Hai bisogno di contattarmi?

Se vuoi avere informazioni, se hai domande curiosità, scrivimi!

Invia Mail

Seguimi sui miei Canali: