
La Scienza in Tribunale – La Vendetta
Fandango Libri, 2020
Eventi come la recente epidemia di coronavirus non fanno che rafforzare l’impressione che molti disastri (normativi, giudiziari, politici e comunicativi) potrebbero essere evitati se non si pretendessero dalla scienza e dagli scienziati risposte che non possono dare, e se per converso si facesse tesoro di quelle che sono in grado di dare. E i disastri non mancano davvero. Per esempio, Ilaria Capua, fra le più influenti scienziate e virologhe che ci hanno accompagnato in questi mesi di pandemia, è stata vittima illustre di un’inchiesta raffazzonata, anticipata con tanto di copertina scandalistica dell’Espresso (“Trafficanti di Virus”) nell’ormai lontano 3 aprile 2014.Le indagini si sono protratte per anni senza che gli indagati venissero mai ascoltati. Inutile dire che alla fine tutto si è risolto in un nulla di fatto: nessun traffico di virus, nessuna epidemia dolosa – e anche nessuno che chiedesse scusa agli indagati. Un caso eclatante di sciatteria e ricerca di capri espiatori. Questo è solo uno dei casi raccontati nel secondo volume di La scienza in tribunale, insieme alle diete miracolose di Adriano Panzironi che promettono di far vivere fino a 120 anni (né più né meno), l’omeopatia, la misteriosa scomparsa delle api friulane, l’editing genomico, i vaccini in Parlamento e vecchie conoscenze come Stamina, Xylella (arrivata finalmente a un’archiviazione tutto sommato inaspettata) e il caso del terremoto dell’Aquila, rivisitato in modo peculiare da uno dei suoi protagonisti.

La Scienza in Tribunale
Fandango Libri, 2018
Si sa che la scienza in Italia suscita molti sospetti. E questi sospetti non vanno disgiunti da una certa ignoranza in materia, che fa dell’Italia una pecora nera in Europa. Così capita che parliamo correntemente di Ogm (organismi geneticamente modificati), ma senza sapere cosa siano i geni e in cosa gli Ogm siano diversi da una qualunque coltivazione; ci preoccupiamo dei vaccini, ma senza sapere nulla di come funzionino e di quante malattie abbiano contribuito a sradicare. E cosa succede quando questo tipo di cortocircuiti avviene anche nei tribunali e nel Parlamento? Il libro affronta con chiarezza uno degli argomenti più scottanti e attuali dei giorni nostri, gli errori giudiziari e le approssimazioni che si verificano quando il diritto ha a che fare con la scienza. Quanto potere possono avere i giudici nel sindacare le scelte dell’amministrazione sanitaria in materia di diritto alla salute, come nei casi Di Bella, Stamina e Ogm? Come possono imputare la responsabilità di un evento naturale imprevedibile come i terremoti agli scienziati impegnati nello studio del fenomeno, come è successo nel processo per il terremoto dell’Aquila? O affermare la causalità fra autismo e vaccini, ampiamente sconfessata dalla comunità scientifica mondiale? Fra capri espiatori, accuse incredibili e un’opinione pubblica disinformata e confusa, “La scienza in tribunale” è un’occasione per riflettere seriamente su alcuni aspetti fondativi della nostra cultura e della nostra società.

Contro la Decrescita
Longanesi 2014
Questo libro si propone un compito tanto necessario quanto controcorrente: smontare il mito della decrescita come visione alternativa della società rivelandone di volta in volta i numerosi luoghi comuni, le ingenuità o addirittura la malafede. Ha davvero senso il nuovo mito del ritorno alla terra e l’elogio dei contadini del passato? È giusto considerare l’austerità un valore contrapponendola al “demoniaco” consumismo? Siamo proprio sicuri che lo slow food sia più etico e altruistico del tanto stigmatizzato fast food? E uno Stato in cui qualcuno decidesse cosa è necessario consumare per vivere, e cosa non lo è, non diventerebbe uno Stato totalitario? Non c’è il rischio che si tratti dell’ennesima, prepotente riemersione di un’ideologia antica che ha già avuto in passato esiti politicamente nefasti? Da Carlo Petrini a Serge Latouche, da Simone Perotti a Vandana Shiva, Simonetti passa in rassegna idee e proclami di tutti quei teorici della “decrescita felice” che in nome di una visione del passato nostalgica e sentimentale, e animati da diffidenza e ostilità nei confronti della scienza, della tecnica e del progresso, finiscono col “vedere l’apocalisse con ghiotta impazienza”. Con ironia e passione, e uno stile limpido e acuminato, l’autore di questo libro ci dimostra che nessuna decrescita potrà mai essere felice, ma solo estremamente pericolosa.

Mangi chi può
Meglio, Meno e Piano
Mauro Pagliai Editore, 2010
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Attraverso l’esame di un’ampia testimonianza, il volume critica l’ideologia di Slow Food, associazione fondata da Carlo Petrini nel 1986. Le idee che da più di vent’anni l’associazione propone in materia di alimentazione, cibo e cultura, sono ormai fin troppo diffuse nell’opinione pubblica e tra le forze politiche italiane. Eppure, il fatto che un movimento come Slow Food ideologicamente antiprogressista, antiscientifico, idolatra delle società tradizionali, delle piccole comunità stratificate e perenni, dedite a riti e festività atavici, in cui il posto di ognuno è eternamente fisso e immutabile; incurante e ignaro della storia e della realtà dei rapporti di produzione, e quindi incapace di vedere le contraddizioni inestricabili e le autentiche finzioni storiche di questa visione è intessuta – possa essere oggi considerato, in Italia, “di sinistra”, è cosa che dovrebbe generare più di qualche preoccupazione in chiunque. Le posizioni di Slow Food possono essere certamente considerate come uno dei sintomi più singolari dell’inarrestabile e gravissimo degrado della cultura, della politica e della discussione pubblica nel nostro paese. Il volume si propone, perciò, come un contributo a un più ampio studio di questo degrado, delle sue cause e dei possibili rimedi.