A distanza di tredici anni dal terremoto del 2009, il Tribunale dell'Aquila emette una nuova sentenza assai problematica.
La sentenza civile del Tribunale dell'Aquila di pochi giorni fa sul terremoto del 6 aprile 2009 - di cui non sono ancora riuscito a trovare copia integrale, quindi tutto quel che dirò prendetelo con le molle - ha, a quanto pare, riconosciuto un concorso di colpa delle vittime del sisma in quanto non sarebbero uscite di casa dopo la seconda scossa di terremoto. Dovete innanzitutto sapere che quella notte le scosse all'Aquila furono tre: quella che causò la morte delle vittime avvenne poco dopo le 3; le due precedenti furono alle 22,48 e alle 0,39. In altre parole, per il Tribunale sembrerebbe che le vittime siano state negligenti (è per questo che si parla di "concorso di colpa") perché alle 0,39, vista la seconda scossa, non sono scappate in strada o, se l'avevano fatto, sono poco dopo ritornate a dormire - per finire poi vittime del violento sisma di circa tre ore dopo. Chi ha seguito il famoso processo penale contro la Commissione Grandi Rischi per il terremoto dell'Aquila (io l'ho fatto, per scrivere il mio libro La scienza in tribunale, e il suo seguito, La scienza in tribunale 2- La vendetta) non può non sentire un brivido di déja vu nel leggere queste cose. Infatti, uno dei fondamenti del processo penale dell'Aquila (insieme ad altri, tutti ugualmente infondati) fu la pretesa dell'accusa, fatta propria dal Tribunale, di rinvenire nelle sequenze sismiche che precedettero la scossa decisiva delle scosse premonitrici (in inglese, foreshocks: come vedete, in inglese, a differenza che nella fuorviante terminologia italiana, non c'è alcun riferimento alla "premonizione"), che perciò avrebbero dovuto mettere in allarme gli esperti, e a cascata le autorità e la popolazione, sulla probabilità che seguisse una scossa distruttiva. La realtà però è che la sismologia attuale non è in grado di stabilire a priori se una data scossa sia parte di una sequenza disordinata di eventi sismici più o meno della stessa entità (in questo caso, si parla di sciame sismico) oppure se sia parte di una sequenza che preveda delle scosse premonitrici, la scossa principale (main shock) e delle scosse di assestamento (aftershocks), dove la scossa principale è quella di gran lunga più forte. E' chiaro che se, di fronte a una sequenza sismica, la scienza non è in grado di dire se preluda a un evento grave oppure no, il valore predittivo di una scossa qualunque è pari a zero. Si può dire solo ex post che le due scosse della notte del 5/6 aprile 2009 fossero in effetti scosse premonitrici, perché noi oggi sappiamo che ad esse seguì la terrificante scossa delle 3. Ma allora, cioè prima che la scossa delle 3 avvenisse, nessuno poteva saperlo. Tenete poi conto del fatto che le scosse all'Aquila (che è, per chi ancora non lo sappia, una zona sismica) si susseguivano con continuità da gennaio 2009: cioè da quattro mesi circa. E storicamente, nella zona dell'Aquila, dal 1900 al 2009, ci sono state ben 23 sequenze sismiche non seguite da alcun forte terremoto, a fronte di solo una (1) a cui è seguito un sisma forte: indovinate quale? Esatto, quella dell'aprile 2009. Chiarito questo, capite da soli che, così come all'epoca del processo penale era puerile imputare agli scienziati e componenti della Commissione Grandi Rischi di non aver in qualche modo previsto il terremoto del 2009 (come sa chi ha letto il mio libro, l'imputazione in realtà non verteva su questo, ma la pretesa di poter in qualche modo prevedere il terremoto costituiva comunque una delle basi principali per imputare "negligenza" agli accusati), così oggi è altrettanto, e forse ancor più, puerile pretendere che le vittime uscissero di casa e ci rimanessero tutta la notte, dopo la scossa delle 0,39: non potevano sapere che ad essa sarebbe seguita, meno di tre ore dopo, la scossa distruttiva che li avrebbe uccisi, e quindi non si poteva pretendere da loro una condotta diversa. Per di più (come emerse chiaramente al processo penale) molte delle vittime lavoravano, o avevano impegni la mattina successiva presto, o comunque non erano per età e condizioni di salute in grado di rimanere in piedi tutta la notte. Se, quindi, la sentenza si basa davvero su questa premessa, bisogna purtroppo concludere che la magistratura dell'Aquila continua a pronunciare, a proposito del terremoto del 2009, sentenze che definire discutibili è poco. E decisamente i poveri cittadini dell'Aquila non se lo meritano.
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